di Franco Perazza
Nova Gorica e Gorizia sono “Capitale europea della Cultura 2025”. La designazione rappresenta la vittoria di una “comunità larga” che con questo risultato rinnova e invera il senso della sua appartenenza ad un comune destino, seppure nel rispetto delle reciproche identità: aspetto che la rende particolarmente interessante e più ricca. L’assegnazione del titolo è stato accolto con grande interesse dal Partito Democratico di Gorizia e riempie di gioia i cuori di tutti quei cittadini, da entrambi i lati del confine, che con grande trepidazione hanno atteso questo momento.
Di cosa si tratta. La proposta di concorrere assieme a questa nomina era venuta dal sindaco del Comune di Nova Gorica Klemen Miklavic, accolta dal nostro sindaco Rodolfo Ziberna poiché nel 2025 il titolo spetterà ad una città della Slovenia. L’istituzione della “Capitale europea della cultura”, nata nel 1985 per riavvicinare i popoli europei, ha assunto negli anni una importanza sempre maggiore. Suo obiettivo primario è quello di valorizzare la ricchezza e la diversità delle culture europee e i loro tratti comuni, migliorare la conoscenza che i cittadini europei hanno gli uni degli altri, favorire la presa di coscienza dell’appartenenza ad una medesima comunità europea, promuovere il turismo a livello europeo.
Un lungo cammino. Questo importante risultato è il coronamento di una volontà di dialogo che non è mai venuta meno: neanche nei momenti difficili imposti da vicende storiche complesse e dolorose. Negli anni ‘60, due sindaci coraggiosi e visionari: Michele Martina e Josko Strukelj, si erano incaricati di tenere vivo il dialogo nella certezza che “altro” sarebbe stato il futuro delle due città, non certo quello di essere “città divise”. Il senatore Darko Bratina aveva acceso il sogno e indicato la strada che avrebbe condotto a una possibile “Gorizia unita”.Il 13 febbraio 2004 altri due sindaci coraggiosi: Vittorio Brancati e Mirko Brulc avevano deciso di abbattere la rete che divideva in due la piazza Transalpina. Fu un atto dal grande valore simbolico reso possibile dai cambiamenti storici che stavano modificando il mondo. Ma portava in sé la forza e la passione di tanti piccoli gesti quotidiani, un tessuto relazionale fatto di scambi, commerci, lavori, affetti, amori che neppure la famigerata “cortina di ferro” era riuscita a trattenere. C’è stata in quegli anni una storia costruita giorno dopo giorno da molte persone nella quotidianità di tante piccole azioni semplici che hanno tenuto vivo il sogno, hanno sanato le dolorose ferite della guerra, hanno superato e mortificato la “cortina di ferro”. La forza della “banalità del bene” di donne e uomini semplici, contrapposta alla “banalità del male” della guerra e dell’odio. La Sinistra ha sempre alimentato quel sogno, innervato da una incrollabile convinzione politica, sia con relazioni istituzionali formali che non sono mai venute meno, che con momenti più umani e informali come le gioiose feste dell’Unità giocate “a cavallo della rete”. La “piccola storia” era stata più forte della “grande storia”
Non possiamo dimenticare a chi va il merito di questo risultato, che non può essere lasciato a chi ha la fortuna di “tagliare il nastro”, mentre porta con se la contraddizione di una ostilità nei confronti del popolo sloveno di una rilevante componente della sua maggioranza consigliare, che non sopporta neppure l’ascolto della lingua slovena in consiglio comunale e che vorrebbe “i confini chiusi sempre”.
Il ruolo del GECT GO. Nel 2010 la nascita del GECT GO, per volontà dei sindaci Ettore Romoli, Matej Arcon e Milan Turk, ha impresso una accelerazione, e ha permesso di sperimentarci nella concretezza della progettazione, costruzione, e gestione di progetti comuni. Fin dall’inizio il nostro Circolo ha sostenuto con convinzione questo istituto e ha contribuito concretamente con suoi iscritti al suo sviluppo nella profonda convinzione della vocazione europea di Gorizia. GECT GO è divenuto un laboratorio di cooperazione transfrontaliera per i paesi che riconoscono nella Unione europea un insieme di valori, principi e ideali che costituiscono l’elemento identitario su cui costruire lo sviluppo di una società pacifica e stabile, fondata sul rispetto dei diritti dell’uomo e sulla cooperazione.
Una occasione da non sprecare. La Cultura, lungi da essere una “spesa” per una collettività, rappresenta un reale e concreto volano di crescita economica e di coesione sociale. Le Capitali della Cultura si configurano come un “laboratorio del futuro” fondato sul protagonismo dei territori. Dunque
abbiamo l’occasione per imprimere una svolta formidabile alla storia di questo territorio, se solo sapremo intercettare le enormi potenzialità che ci
derivano da essere Capitale. Per farlo dobbiamo dare alla nostra azione un arco temporale che travalichi il 2025, e muoverci in uno scenario territoriale più esteso della conurbazione tra Nova Gorica e Gorizia.
Dobbiamo attivare alleanze larghe, ricercare accordi con altre iniziative presenti sul territorio come ad esempio la candidatura a patrimonio dell’Unesco del Collio/Brda. Possiamo dar vita ad un patto tra i cittadini e forze produttrici di qua e di la del confine, ricercare nuovi profili di associazionismo cooperativo come quelli previsti dal “Gruppo Europeo di Interesse Economico”, promuovere innovative occasioni di lavoro in una logica di sviluppo sostenibile. La cornice di senso generale dovrà essere quella che
prevede una Europa più intelligente, più verde, più connessa, più sociale, più vicina ai cittadini. In questo modo contribuiremo anche ad allargare le teste e i cuori dei cittadini di tante città in attesa di entrare nell’Unione Europea, e di esprimere anche formalmente la loro adesione convinta ai suoi principi
e valori.
Bell’articolo Franco , complimenti. Analisi approfondita e pacata di un percorso che ha avuto il pd di Gorizia sempre convinto protagonista