di Marco Menato
La figura di Silvio Cumpeta mi ha accompagnato per tutti questi anni di direzione, che ora volgono al termine, e non è facile condensare in poche righe tanti felici ricordi, anzi corro il rischio di limitare la figura entro un cerchio di impressioni troppo personali. Ora scopro, e non è la prima volta, che avrei
potuto chiedere di più, ma non l’ho fatto, si rimanda di continuo e poi non c’è più tempo.
Silvio Cumpeta, di origine rumena come era solito presentarsi, era nato a Farra il 16 ottobre 1933 ed è mancato a Monfalcone il 14 ottobre 2020. Diplomato al liceo classico di Gorizia, si iscrive all’Università a Trieste, per piacere alla famiglia a Giurisprudenza, abbandonata presto per Filosofia, nella quale si laurea brillantemente nel 1959 con Vittorio Mathieu, tesi su Adriano Tilgher (parzialmente pubblicata nel 1960). Ha percorso tutta la vita impegnandosi strenuamente su due fronti: la politica e l’insegnamento,
ambedue in quegli anni fronti caldi, temperati dalla viva passione per la letteratura. Passione che l’ha visto fino agli ultimi mesi frequentare la ‘sua’ libreria a Monfalcone, “forse leggere, scrivere libri è un altro modo per distogliere lo sguardo dal volto della Gorgone” (così scriveva).
Un giorno, già viveva ritirato, mi telefonò per chiedere di rintracciargli un volume su Gobetti, del quale aveva letto una recensione ma che non riusciva ad acquistare (non gli bastava la possibilità di consultarlo in biblioteca, come forse gli avrò prospettato, ma lo voleva possedere), e in un’altra occasione, più di recente, mi aveva invitato a visitare la sua biblioteca, poi tutto è precipitato e dei suoi libri mi rimane quello che mi raccontò in una rapida intervista apparsa nella rivista elettronica della Bsi “Giunte e Virgole” (ora raccolta nell’omonimo volume di carta edito dalla Bsi nel 2019).
La politica è stato il suo impegno civile, durato per sempre, oltre la carriera: da consigliere comunale di opposizione a Monfalcone a consigliere provinciale fino a presidente della Provincia di Gorizia per due mandati, dal 1980 al 1988. Militante socialista (PSIUP e poi PSI), dopo la debacle del partito non è
emigrato in altre compagini, ma è rimasto acuto osservatore dei fatti, senza alcun rimpianto ma nemmeno ripensamenti, quasi attendendo che il ciclone passasse…
Dal 1968 al 1970 si trasferisce a Forte dei Marmi. Costretto -per motivi familiari- a rientrare a Monfalcone, continua l’attività di docente di lettere nell’Istituto tecnico commerciale Einaudi: tra il 1975 e il 1979, interpreta il rinnovamento pedagogico della scuola, fondando e dirigendo il giornale dell’Istituto, “Il Groppo” (annate 1975-79 conservare presso la BSI) dove pubblica articoli utilizzando uno stile assai poco professorale (per questo, credo, fosse amato e stimato dagli allievi). In pensione, disamorato da
alcune scelte del suo partito, contribuisce a istituire nel 1997 l’Università della Terza Età di Monfalcone (editrice nel 1999 del poemetto di stampo pariniano Un giorno per tutti significativamente dedicato “Ai miei allievi ed allieve dell’età dell’ansia”), e vi tiene corsi sulla letteratura italiana. Nella Biblioteca Statale Isontina, la sua anima di docente appassionato e di fine dicitore si esplica in numerose lezioni sulla poesia del Novecento e presentazioni di novità librarie (che non fossero però romanzi!) e di mostre
d’arte.
Da Presidente della Provincia è stato sempre molto attento alle richieste della minoranza slovena (specie in campo scolastico) e alle attività culturali, organizzando tre importanti convegni: due nel 1986 (Renato Serra e Elio Vittorini) e l’anno dopo su Carlo Michelstaedter. Sorte curiosa hanno avuto i relativi atti: ripescate dopo molti anni nell’archivio della Provincia le relazioni, sono stati pubblicate nel 2002 quelle dedicate a Michelstaedter e solo nel 2014 quelle su Elio Vittorini (integrate dalle relazioni di un altro convegno vittoriniano da lui voluto nel 2006 in collaborazione con la Biblioteca Statale Isontina e con la rivista “Studi Goriziani”).
La sua bibliografia (conservata, penso integralmente, in BSI) inizia con alcuni saggi di impianto storicofilosofico, che gli avrebbero dovuto propiziare la carriera accademica; dagli anni Ottanta è concentrata invece sulla poesia e sulla prosa filosofica (ricordo i Dialoghi dell’ego editi nel 2001 dalla BSI). La prima raccolta poetica è Questo corpo in fuga (Forlì, Forum, 1979), successivamente la sua produzione si fa numericamente intensa, toccando anche toni drammatici (Breviario iracheno, 2003 e in traduzione slovena, 2006); pubblica presso Campanotto (è animatore dei Quaderni della Luna, 8 volumi dal 1992 al 2001, interessante collana nella quale sono mescolati testi letterari, artistici e filosofici), Mobydick di Faenza, Kappa Vu di Udine (editore nel 2018 del suo ultimo volume Frammenti di una caduta) e L’Harmattan di Parigi (Poemes choisis, 2001).
L’articolo su Cumpeta è bello, congratulazioni Marco! Ho il rammarico di non averlo conosciuto nel mio soggiorno goriziano. Mi piace questa sua figura di intellettuale che ha posto la cultura a fondamento, credo, dell’impegno politico e civile. Dimensioni che soltanto in sinergia tra di loro possono contribuire al progresso della società , come anche la storia recente sembra insegnare.